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La nostra esperienza con Mercatopoli: quando il riuso diventa smart #iovendoconMercatopoliperché

Ogni anno escono nuovi modelli di cellulari, computer, macchine fotografiche e così via. Restare aggiornati è faticoso da diversi punti di vista: c’è anzitutto l’aspetto economico, forse più ovvio (ma non meno importante) e poi c’è il problema logistico, ovvero dove conservare tutti i dispositivi non più utilizzati. 

Quando i cassetti cominciano ad esplodere, significa che è arrivato il momento di cercare un’alternativa! La più comoda ed affidabile che ho trovato è Mercatopoli, la catena di negozi in conto vendita – ideata da Alessandro Giuliani – in cui chiunque può portare i proprio oggetti lasciando che siano dei professionisti ad occuparsene. Incuriosito da questa possibilità, alcuni mesi fa ho visitato la sede di Frosinone, mentre questa estate sono stato nella splendida Lucca ad incontrare Mario Damonte, il titolare della sede locale di Mercatopoli. 

La prima cosa che mi ha stupito di questa realtà è l’ordine. Mercatopoli infatti non è un mercatino dell’usato in cui tutto è gettato alla rinfusa, sono invece dei veri e proprio negozi, luminosi e puliti, in cui la merce è esposta con criterio, in modo serio ed efficiente per chi è alla ricerca di un prodotto in particolare. L’altra cosa che mi ha stupito è la passione: a Lucca non ho trovato semplici commessi ma persone appassionate ed esperte del settore, da cui ho potuto imparare davvero qualcosa in più sul mondo dell’usato, un team affiatato e in grado di dare consigli a chi vende e a chi vuole fare acquisti nel negozio. 

Il negozio di Lucca è già di per sé un esempio dei principi di Mercatopoli. Mario infatti ha recuperato tutti gli spazi da un’attività che aveva abbandonato lo stabile, si è rimboccato le maniche e ha letteralmente “aggiustato” lo spazio in cui far nascere il negozio rendendolo accogliente, luminoso e pronto a ricevere la merce. 

“Ho fatto tanti lavori in vita mia, ma mi è sempre piaciuto aggiustare le cose, farle funzionare, dargli una nuova vita insomma”, racconta Mario Damonte a Gogeek, riassumendo in una frase l’anima non solo di tutto il negozio, ma forse di tutta Mercatopoli. 

Al Mercatopoli di Lucca si può trovare davvero di tutto: mi sono divertito molto a scovare tra Playstation, monitor e joypad, alcuni storici videogiochi del Nintendo NES tra cui il mito Arch Rivals (ve lo ricordate?)

Tante cose da poter acquistare, ma anche una grande occasione per poter vendere oggetti. 

“L’importante è che sia tutto in buono stato, pulito e completo di ogni parte. Per il resto, tutti gli oggetti meritano una seconda vita. Noi ad esempio abbiamo avuto qui nel nostro negozio addirittura un sarcofago egizio che, una volta aperto, si trasformava in una libreria!”, continua Mario. 

Vendere con Mercatopoli è davvero semplice,: basta registrarsi presso il punto vendita ottenendo una tessera e poi presentare gli oggetti che si vorrebbero vendere. Il responsabile del negozio farà una valutazione sul prezzo più idoneo dell’oggetto e il proprietario sarà libero di accettarlo o meno. Se accettato, e una volta venduto l’oggetto, il ricavato della vendita sarà diviso 50 e 50 tra negozio e proprietario e la quota del cliente potrà essere riritrata personalmente in negozio a partire da 15 giorni dopo la vendita e fino a 365 giorni dalla stessa.

Insomma Mercatopoli è facile, smart e soprattutto utile alle nostre tasche e all’ambiente!

Provate anche voi come ho fatto io e raccontatemi poi la vostra esperienza nei commenti o sui social con l’hashtag #iovendoconMercatopoliperché

Articolo scritto in collaborazione con Mercatopoli

Matteo Nardi

Esperto di nuove tecnologie e appassionato di LEGO, Funko e serie TV

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Un pensiero su “La nostra esperienza con Mercatopoli: quando il riuso diventa smart #iovendoconMercatopoliperché

  • No, a me invece non piace. Ne ho uno vicino a casa, ho provato a portare diverse cose – in stragrande maggioranza nuove, sigillate, con etichetta. Valutazioni ridicole a dir poco, un attrezzo di pasticceria da trenta euro nuovo incellofanato me lo hanno messo in vendita a quattro euro. QUATTRO – e io ovviamente ne ho presi due. E no, non è l’eccezione, ma la regola. Per non parlare della supponenza con cui gli addetti valutano “la merce” come la chiamano loro: pare che tu gli stia portando immondizia e ti facciano un favore a prenderla. E poi, appuntamenti presi ma che non risultano, oggetti che ti dicono puoi portare ma quando arrivi “riportalo fra un mese, non è ancora stagione” (???), articoli assolutamente perfetti presi o rifiutati a seconda dell’estro. La cosa più assurda è stato acquistare un oggetto da loro, rendermi conto dopo un po’ che non mi serviva, quindi riportarlo in negozio per venderlo senza averlo mai nemmeno usato e vedermelo valutato la metà. Ma per favore.

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