News

Da “forwardare” a “brieffare”: anglicismi e neologismi più usati e odiati dai lavoratori italiani

I lavoratori italiani utilizzano mediamente 9 anglicismi al giorno nel corso della propria giornata in ufficio, tra mail, riunioni e telefonate. A rivelarlo è Preply, piattaforma globale di apprendimento delle lingue, che ha condotto uno studio dedicato al “Business Jargon, il gergo aziendale, con l’obiettivo di scoprire in che modo gli italiani, sul luogo di lavoro, facciano uso di anglicismi e neologismi di derivazione anglofona. In particolare, lo studio ha scoperto non solo quali sono gli anglicismi e i neologismi di origine inglese che più facilmente si incontrano tra scrivanie e sale riunioni, ma anche quelli che gli italiani preferirebbero bandire dagli uffici, tanto li reputano fastidiosi. 

La Top 10 degli anglicismi più usati

L’anglicismo più diffuso negli uffici italiani secondo Preply è “team”, ovvero il gruppo di lavoro, utilizzato dal 39% degli intervistati per indicare il proprio gruppo di lavoro. Seguono “meeting” con il significato di riunione (37%) e “feedback” usato dal 35% dei lavoratori italiani per fare riferimento a un riscontro ricevuto (o fornito) su materiali, email o domande specifiche. Fuori dal podio, a completare la Top 10 si trovano: “call” (30%), “report” (27%), “webinar” (25%), “target” (23%), “slide” (22%), “leader” (21%) e “partners” (20%). 

Gli anglicismi più fastidiosi secondo gli italiani 

A guidare la classifica degli anglicismi che risultano più fastidiosi per gli italiani c’è ASAP”, acronimo di “As Soon As Possible”, da tradurre con “il prima possibile”: particolarmente sgradita a chi lavora nei settori del commercio al dettaglio, della ristorazione e del tempo libero, oltre a quello delle vendite, dei media e del marketing. Seguono poi “briefing”, “call”  e – subito fuori dal podio – “meeting”: termini che fanno riferimento a diversi tipi di riunioni o brevi chiamate virtuali di aggiornamento. Emergono poi “skill”, che indica un’abilità o competenza, “webinar” (evento online) e “win win”, espressione che indica una situazione da cui tutte le parti escono soddisfatte. 

Ecco di seguito la classifica degli anglicismi più odiati dagli italiani: siete d’accordo?

gli anglicismi più odiati dagli italiani

I neologismi più antipatici

Negli ambienti di lavoro si utilizzano spesso anche i neologismi di origine anglofona. Si tratta di parole che derivano dall’inglese, ma a cui sono stati affiancati prefissi o suffissi italiani, entrando a far parte del linguaggio parlato e scritto. Stando allo studio di Preply, nei confronti di questi termini gli italiani si mostrano piuttosto insofferenti. Uno su tre non apprezza il verbo “brieffare”, derivato dall’inglese “brief” (istruzioni/ragguaglio). Non sono amate neanche le parole “sharare” (29%) e “downloadare” (28%), traducibili con “condividere” e “scaricare”. L’aggettivo “skillato”, da riferire a una persona con conoscenze e capacità adatte per svolgere un determinato compito, non piace al 26% dei lavoratori italiani, così come il verbo “forwardare” (25%), che sta per “inoltrare”. 

Nella classifica spunta anche “pitchare”, fastidioso per il 24% degli italiani, che indica il tenere un discorso breve con l’obiettivo di catturare l’attenzione di chi ascolta. I verbi “pingare” — usato per sollecitare una risposta da qualcuno — e “googlare” — cioè effettuare una ricerca online tramite Google – raccolgono le antipatie del 23% degli italiani. Seguono con il 22% “uploadare” (caricare un file) e “freezare”, dall’inglese “to freeze” che significa “congelare”, “bloccare”: in ambito informatico si usa per indicare il blocco di uno schermo, di un programma, di un dispositivo o di un’applicazione.

Lo studio completo di Preply con ulteriori approfondimenti legati agli anglicismi e ai neologismi utilizzati nel corso della giornata dai lavoratori italiani è disponibile a questo link:

https://preply.com/it/blog/anglicismi-e-neologismi-sul-luogo-di-lavoro/

 

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: