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Recensione del film Ghostbusters Legacy

Per molti i Ghostbusters sono legati ai ricordi d’infanzia: i due film di Ivan Reitman, dell’84 e dell’89, sono parte del patrimonio culturale di quella generazione, ma non solo. La storia di Ray, Egon, Peter e Winston, un improbabile gruppo di tre ricercatori universitari e un ex marine e pilota, che salvano New York dagli spettri, è entrata nell’immaginario collettivo, diventando un punto di riferimento anche per i giovanissimi.

Un terzo capitolo della saga era in cantiere già dagli anni ’90, ma c’è sempre stato un solo modo di farlo: con Dan Aykroyd, Harold Ramis, Bill Murray ed Ernie Hudson, i quattro membri del cast originale. Bill Murray ha declinato il progetto per anni e la morte prematura di Ramis, nel 2014, ha scombinato i piani.

Il reboot di Paul Feig del 2016, slegato agli altri nella trama e nei toni, anche se con un cameo dei protagonisti originali, ha ricevuto diverse critiche, ma c’è una cosa che conta più di ogni altra: ha profondamente deluso i fan. Il nuovo capitolo, Ghostbusters: Legacy è importante perché arriva dopo 32 anni di attesa in cui c’era ancora un vuoto da colmare,perché è diretto dal figlio di Ivan Reitman, Jason, e perché c’è un passaggio di testimone alle nuove generazioni.

Il film, che arriva nelle sale italiane il 18 Novembre per Sony Pictures, è ambientato nei nostri giorni: dopo uno sfratto, Callie è costretta a spostarsi in una cittadina in Oklahoma con i due figli Phoebe e Trevor. Lì abitava il padre, morto poco prima, uomo assente per gran parte della sua vita e per il quale prova risentimento. Anche la dodicenne Phoebe e il quindicenne Trevor sanno ben poco del nonno, ma diventano curiosi dopo essersi trasferiti nella decadente fattoria lasciatagli in eredità, un luogo pieno di insoliti oggetti e strane presenze. La cittadina stessa in cui si trovano, Summerville, è piagata da inspiegabili terremoti. Sarà la passione per le scienze della piccola Phoebe a svelare i misteri: un evento paranormale con epicentro in Oklahoma sta per cambiare le sorti dell’umanità e il nonno lo sapeva. Non un nonno qualunque: Phoebe e Trevor sono i nipoti diretti del leggendario Acchiappafantasmi, Egon Spengler.

Il nuovo capitolo di Ghostbusters non racconta delle grandi metropoli, ma di una piccola cittadina americana e dei suoi abitanti, spesso annoiati, che ogni giorno fantasticano di un futuro migliore da qualche altra parte. È lì che Egon aveva scelto di rifugiarsi, lontano dai suoi affetti, conscio del fatto che le peggiori minacce si nascondono anche nei luoghi più impensati. Ghostbusters: Legacy abbraccia diverse generazioni di fan: i progressi della CGI hanno permesso a Jason Reitman di creare effetti speciali molto belli, ma modellati su personaggi noti (dal fantasma divora-metalli ispirato a Slimer ai mini-Mr. Stay Puft che invadono un supermercato); ma questo è anche il film degli eredi degli Acchiappafantasmi, i coetanei di Phoebe e Trevor che, pur vivendo in un presente digitale, non perdono mai i legami con il proprio passato e con un modo diverso di apprendere le cose. L’attrice McKenna Grace è una Phoebe straordinaria: ha studiato bene il personaggio interpretato da Harold Ramis e vive letteralmente attraverso di lei. Finn Wolfhard (Stranger Things), Carrie Coon (The Leftovers) e Paul Rudd (Ant-Man) danno ottime prove da attori, in un cast corale che dimostra di conoscere la materia. E poi ci sono loro, i veterani, Bill Murray (Peter), Dan Aykroyd (Ray), Ernie Hudson (Winston), Annie Potts (Janine) e persino Sigourney Weaver (Dana), che si farà attendere fino ai titoli di coda (occhio: ci sono due scene extra).

C’è davvero tutto in questo film: il mistero, la gioia e la nostalgia, un tempo per le risate e uno per le lacrime, il rispetto per il soggetto originale di Dan Aykroyd e Harold Ramis, che che tanti anni prima avevano buttato giù qualche idea per un terzo capitolo. Solo Jason Reitman, insieme al padre Ivan e al co-sceneggiatore Gil Kenan, potevano riuscire a fare un film così.

Ghostbusters: Legacy supera le aspettative e, se ha dei difetti, non si vedono. È il film della riconciliazione: quella di Callie con Egon, quella di Murray con Ramis (ci furono tensioni tra i due per anni), quella dei fan con la serie degli Acchiappafantasmi. Questo terzo capitolo è anche quello di Winston, le cui battute finali lasciano presagire un ruolo da protagonista nel prossimo futuro.

Jason Reitman ha finalmente regalato al pubblico il film che stava aspettando, quello di cui Harold Ramis andrebbe fiero.

 

Lucia Gerbino

Giornalista specializzata in Musica, Cinema e Serie TV

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